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La trilogia di Bruno de Filippis

DIARIO 2050





ESTRATTI DAL MIO DIARIO 2050-2075



Salerno, 18 giugno 2050

Inizio oggi questo diario per una notizia destinata a rivoluzionare completamente la nostra vita. Gli androidi di ultima generazione, del tutto indistinguibili dagli esseri umani e identici a essi, tranne che nel libero arbitrio (rispondono unicamente alla loro programmazione, non hanno volontà propria, non hanno “anima”) sono liberamente in commercio.

Le difficoltà che la scienza e la tecnica hanno dovuto affrontare per crearli sono state enormi, ma sono state, in definitiva, l’ostacolo minore. Problemi più grossi sono stati creati da moralisti, sociologi, religioni varie, secondo cui essi degradano l’immagine umana, l’idea sacra dell’uomo, consentendo a chiunque di farne scempio e adoperarla a suo uso e consumo. Su questi temi sono stati svolti infiniti dibattiti e versati fiumi di inchiostro.

L’obiezione che gli androidi potessero essere pericolosi, divenendo strumenti di terroristi e delinquenti, nonché strumenti di vendetta privata, è stata superata imponendo ai costruttori l’inserimento nel DNA degli androidi (almeno di quelli leciti e lecitamente in commercio) delle tre leggi di Asimov 1, che impediscono loro di far del male a un essere umano. Ma ogni discussione è ormai superata: da oggi gli androidi sono liberamente in commercio. Però che prezzi!

Alice e io ne vorremmo uno. Tra le varie tipologie presentate sul catalogo ci piace quella che assomma le caratteristiche e svolge le funzioni della cameriera, del cuoco e del personal trainer.

Niente più faccende domestiche, né per me, né per Alice e niente più litigi per la divisione dei compiti (beati i tempi andati, nei quali l’uomo lavorava fuori e quando portava il pane a casa aveva già esaurito tutti i suoi compiti e bisognava essergli grati ed essere consapevoli della sua indispensabilità); niente più tavolette dietetiche per sostituire i pasti e attesa della domenica per andare a ristorante e fare un pasto decente; niente più palestre o improvvisazioni per mantenere un fisico perfetto o quantomeno decente. Tutto ciò in un solo .. utensile, macchina, prodotto .. come devo dire?

Io volevo un androide in forma femminile e Alice maschile. Abbiamo raggiunto un compromesso, scegliendo, con un moderato sovrapprezzo, un trasformer, che può assumere, di volta in volta, la forma desiderata.

Ho letto che in passato gli uomini (quanto meno i ricchi o in vincitori) avevano gli schiavi e noi ora avremo gli androidi. Solo l’epoca intermedia, nella quale la coscienza ci ha imposto di abolire la schiavitù, è stata priva di questo fondamentale aiuto per l’esistenza umana.


Salerno, 23 dicembre 2050

Tredicesime del tutto spese e conto corrente comune prosciugato, ma il nostro androide è arrivato in casa. Alice e io siamo eccitati come bambini il giorno della Befana.

L’abbiamo chiamato Jeeves, in ricordo dei libri di Wodehouse che leggevo da ragazzo e Jeeva quando assume la forma femminile. Jeeva è una bellissima ragazza e il solo vederla mi rallegra la vista. Ammetto, pur non essendo la bellezza maschile una cosa cui abbia mai fatto caso, che anche Jeeves è molto bello.

Jeeves/Jeeva è bruno/a, di carnagione bianca ma perennemente abbronzato/a, con gli occhi castani e i lineamenti del viso perfettamente armonici. Abbiamo passato la giornata, dopo aver completato il facile montaggio, a programmarlo/a.


Salerno, 25 dicembre 2050

Pranzo di Natale preparato da Jeeves. Ci ha invitato a scegliere il menu e ci siamo sbizzarriti, badando più a provare nomi strani e pietanze mai assaggiate che non alla coerenza. Siamo saltati da cestini di prosciutto croccanti ripieni di stracchino e pere a pasta funghi e salmone e poi gratin con fagioli, formaggio e cipollotto. Per i dolci ci siamo deliziati con tutto e di più, preferendo struffoli tradizionali e pandoro alla crema pasticcera. Ci amiamo. Gli androidi portano la felicità.


Salerno, 10 maggio 2052

Con Alice a letto va abbastanza bene, ma siamo una coppia sposata da 8 anni e i fuochi di artificio sono lontani. Gli ultimissimi modelli di androide comprendono prestazioni sessuali. Si può fare l’amore con ciascuno di loro oppure possono aiutare la coppia inserendosi con giochi a tre o a quattro. Io sono attratto. Alice non vuole. Ne discutiamo. La pubblicità dice che, grazie agli androidi, finiranno i tradimenti e la pace regnerà in famiglia.

Che bisogno c’è di cercare fuori, quando puoi avere tutto in casa, senza bugie, patemi e pericolo di terribili scenate, se non peggio?

Se hanno ragione, sarà la fine di una “istituzione” antica, ma anche di una tipologia di rapporti, di una motivazione che ha sempre attratto gli esseri umani e, sia che avessero idea di fare sul serio, sia che volessero solo fantasticare, li ha indotti a cercarsi tra loro. È un’ulteriore spinta all’isolamento. Si, il tradimento è orrendo, ma forse è ancora più orrendo il fatto che non si abbia più bisogno degli altri, che non vi sia ragione di cercarli, né come camerieri, né come cuochi o personal trainer e neppure come amanti!


Salerno, 11 novembre 2053

Leggo che, statisticamente, i matrimoni sono crollati e sono crollate anche le unioni civili. Nessuno si sposa più, tranne rari romantici. Anche la durata delle convivenze di fatto, etero o omo, risulta dimezzata.

Per l’acquisto di androidi con i quali fare sesso vi è un boom straordinario. Gli opinionisti parlano di grande rivoluzione sessuale e di rottura del più importante anello di congiunzione tra gli esseri umani.

Vanno forte anche i programmi che rendono gli androidi particolarmente accudenti, cioè attenti alla persona, pronti a indovinare e accoglierne tutte le esigenze, come un genitore premuroso. (Cosa vuoi di più da un partner?)

Le nascite, ovviamente, sono crollate, anche se vi è ancora un certo numero di persone che mette al mondo figli, quasi esclusivamente tramite fecondazione artificiale e come single. Ciò non incide sull’economia, perché non vi è più bisogno di “braccia” per produrre ricchezza. Se oggi volessimo costruire una piramide, non vi sarebbe bisogno di centomila schiavi, ma un solo androide, con adeguata attrezzatura, potrebbe bastare.

Alice e io restiamo insieme, ma non è più come prima, niente è più come prima. Tuttavia, in alcuni momenti, è come se ci ritrovassimo, smarriti di fronte a tanti cambiamenti, ma uniti da un legame che non vuol morire. Dopo un litigio che ci ha fatto sentire particolarmente lontani e insofferenti l’uno dell’altro, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo pianto. È come se, nel pianto, avessimo sciolto un senso crescente di solitudine. Odio gli androidi. Quello che sta succedendo è colpa loro. Sono un paradiso artificiale, come una droga, ma si tratta di una droga di cui non possiamo fare più a meno.


Salerno, 8 aprile 2055

L’insofferenza reciproca è salita vertiginosamente in tutti gli ambiti in cui gli umani sono a contatto tra loro. Gli altri ci provocano, come minimo, noia e fastidio. Ho letto che questa sensazione, comunque presente in noi, è rimasta latente, perché abbiamo sempre avuto estremo bisogno degli altri. La tribù esisteva quando era impossibile cacciare, difendersi dalle bestie feroci e sopravvivere senza l’aiuto del gruppo e così, nello scorrere del tempo, ci sono state indispensabili la famiglia patriarcale e quella atomistica, fino a quando anche quest’ultima non è stata più insostituibile ed è esplosa, causando il diffondersi, fino a percentuali bulgare, del divorzio. Ma prima molti divorziavano per costruire una nuova unione, oggi no, il modello che impera è quello del single. Un single benestante, che può avere due o più androidi, non ha bisogno di niente altro. Per non parlare della realtà virtuale, dei film in otto D, grazie ai quali si possono vivere tutte le sensazioni degli attori, si può provare amore e dolore in tutto identici rispetto a quelli “veri”. Ma perché qualcosa dovrebbe essere più vera di un’altra, quando tutto è riducibile meccanicamente a input che raggiungono il cervello?

Coloro che ancora perdono tempo a elaborare teorie, invece di godere della realtà virtuale e delle “coccole” fornite dagli androidi, dicono che ogni essere umano elabora un suo modo, unico e personalissimo (come le impronte digitali o il Dna), di pensare, gestire e interpretare la realtà e che, a causa dell’istinto di sopravvivenza, tende a considerare ostile tutto ciò che non vi corrisponde e, quindi, l’altro, quando non vi sia adegui completamente.

Non ho capito bene cosa c’entri in questo l’istinto di sopravvivenza. Sembra che la specie voglia fortemente che l’individuo sopravviva e si perpetui e che, per essere idoneo a ciò, deve “credere” il più possibile in sé stesso e nel modo d’essere che si è costruito ed essere pronto a difendere entrambi, allo stesso modo in cui difenderebbe un’aria per lui respirabile dall’attacco di un alieno che volesse cancellare l’ossigeno dall’atmosfera e sostituirlo con un gas venefico. Sarà vero? Non so, la teoria mi sembra artificiosa, però è vero che gli umani spesso sono pronti a litigare “sanguinosamente” anche per assolute sciocchezze e non sopportano che qualcuno metta in dubbio il fatto che essi sono bravi e intelligenti, se non perfetti.

La realtà virtuale è tutto un altro discorso. In essa ciascuno è potente e invincibile e non trova ostacoli alla realizzazione dei sogni. Perché dovremmo preferire una realtà così ricca di fascino di fronte a un’altra che può esserne del tutto priva?


Salerno, 30 dicembre 2055

Il mercato immobiliare si è adeguato ai tempi e tutte le case sono ora per una persona sola, al massimo per due, vale a dire un genitore e un figlio molto piccolo.

Alice e io abbiamo venduto la nostra (quanta nostalgia!) e ne abbiamo comprate due più piccole, però vicine. Desideriamo vederci tutte le volte che sia possibile, ma restando ciascuno padrone dei suoi spazi, senza interferenze. Nessuno dei nostri amici, tuttavia, fa così. È singolare come il nostro legame resista. Il fatto è che, in passato, ci siamo voluti troppo bene e anche adesso, in qualche parte profonda del nostro cuore, c’è qualcosa che si oppone, che resiste alla travolgente ondata del tempo che stiamo vivendo, che sembra voler far di tutto per dividere gli esseri umani. Ho l’impressione di essere un’edera, che una mano feroce stia progressivamente sradicando dal muro cui si era abbarbicata come ragione di vita e che sia rimasta legata a esso con un solo peduncolo. No. Non può essere. Domani andrò da lei e le dirò .. cosa mai potrò dirle? Che l’amo, che la desidero, che solo il suo amore può dare un senso alla mia vita? Forse è troppo tardi, forse domani, saltato l’ultimo legame, l’edera volerà nel vuoto.


Kathmandu 30 dicembre 2056

Ho scelto di vivere qui tanto con i pc si può fare qualsiasi cosa da ogni luogo della Terra e poi da quando Alice mi ha lasciato, ho voglia di seppellirmi lontano da tutto. In fondo un posto vale l’altro.


Accra 1° gennaio 2059

Il 2058 è stato l’anno della seconda Grande Pandemia, dopo quella del Covid, iniziata nel 2019. Anche questa volta si tratta di un virus (Sono i virus i grandi padroni della Terra, la specie dominante. E pensare che credevamo di esserlo noi). Sembra che abbia causato la scomparsa dei dinosauri e poi sia rimasto sepolto o congelato nel ghiaccio, da qualche parte della Terra, fino a che un violento terremoto non lo abbia liberato. Da allora ha fatto strage, dopo aver operato un bel salto di specie, dai dinosauri a noi.

Lui, piccolissimo, ha sconfitto gli esseri più gradi che siano mai esistiti e ora è tornato, per sconfiggere noi, che credevamo di essere i più forti e intelligenti.

Si trasmette nell’aria, per contatto diretto o indiretto. Può restare “attaccato” a un oggetto per un tempo illimitato, come un cacciatore paziente che aspetti la sua ultima preda.

Fortuna che negli ospedali, ormai, operino solo androidi. I medici umani sarebbero rimasti tutti contagiati in poco tempo.


Accra, 10 agosto 2059

Lo strumento più utile per combattere il virus sono le “bolle”. Come descrivere una bolla? È trasparente e avvolge tutta la persona e quando si cammina è come se rotolasse davanti a noi. È fastidioso vedere qualcosa che rotola continuamente, ma prima o poi ci si abitua. Ci si abitua a tutto. La bolla impedisce qualsiasi contatto con l’esterno e, quindi, qualsiasi contatto fisico tra umani. Altro che abbracci, baci e strette di mano, come si usava un tempo. La indossiamo quando usciamo di casa e anche in casa se viene a trovarci qualcuno (ma ciò succede sempre più di rado).

La mancanza di contatti con gli umani è compensata dagli androidi, che sono sempre con noi e, se ben programmati, sono molto più bravi nel fare carezze, massaggi e quant’altro.

Se ben ricordo ho indossato l’ultima volta la mia bolla tre settimane fa, perché era una bella giornata e avevo voglia di guardare il cielo.


Accra, 7 settembre 2062

Non c’è più bisogno di lavorare. Le macchine fanno tutto e i computer ci governano meglio di quanto facessero governi umani. Sto cedendo anche io alle lusinghe della vita virtuale, concedendomi lunghe ore di film e giochi, immerso nella “vasca virtuale” dove tutto è possibile. L’unica cosa che mi distoglie dai giochi e mi trattiene in quella che una volta si riteneva fosse la “vera” realtà è Jeeva 5. Ho sempre chiamato Jevees e Jeeva i miei androidi, di cui ho acquistato i modelli nuovi, sempre più perfezionati. Ovviamente l’ho programmata perché sia innamorata di me ed è dolcissima. A volte, mentre facciamo l’amore, mi confondo e la chiamo Alice.


Accra, 2063

Non bado ai giorni. So che siamo a maggio e che l’anno dovrebbe essere il 2063. Forse la pandemia infuria ancora o forse è finita. I Computer hanno stabilito che le comunicazioni tra umani sono inopportune, perché in contrasto con la nostra felicità. Forse le vieteranno del tutto, ma che importa? Perché dovremmo avere voglia di comunicare con qualcuno che potrebbe non essere d’accordo con noi? I Computer dicono che noi umani, ormai abituati a essere re, santi, eroi sempre vincitori nei giochi che facciamo nella vasca, non siamo più in grado tollerare l’alterità.

Le vite virtuali, che abbiamo scelto e preferito, hanno enormemente accresciuto la nostra soggettività e unilateralità, che forse erano e sono la nostra vera natura, in passato compressa da religioni, educazione civica, influenze culturali, secondo le quali occorreva rispettare gli altri e chi lo faceva aveva approvazione sociale e sarebbe andato in paradiso, chi no meritava riprovazione e sarebbe precipitato giù all’inferno.

Quanta fatica, quanti condizionamenti, quanta energia spesa per tirarci fuori dall’ homo homini lupus che tendeva sempre a riaffiorare, dalla voglia di sopraffare, di sentirci migliori degli altri.


Accra, natale 2064

Ho programmato Jeeva 5 perché fosse entusiasta del Natale e ho cercato in tutti i modi di rivivere le sensazioni di questa festa. Ho affittato androidi perché rappresentassero i miei genitori e amici carissimi che avevo in passato e con essi ho realizzato un delizioso presepe. A metà del pranzo ho buttato tutto all’aria, facendo volare a terra pietanze e piatti. Improvvisamente mi è sembrato tutto insopportabilmente finto.

Eppure, ragionando, l’unica differenza che c’è tra la programmazione degli androidi e il condizionamento che ogni essere umano riceve e che lo obbliga a essere e comportarsi in un certo modo è che la programmazione possiamo controllarla, il condizionamento no.

Un androide non può sottrarsi alla sua programmazione così come un essere umano non può sottrarsi al condizionamento che il suo Dna e le esperienze che ha vissuto gli impongono.

Con la programmazione siamo noi la divinità che decide, mentre il condizionamento è determinato (probabilmente) dal caso.

Perché dovremmo rinunciare a questo potere?


Accra, il giorno più triste

Poco prima che i Computer vietassero definitivamente (per il nostro bene) le comunicazioni tra gli umani, ho saputo che Alice non c’è più. Se ne è andata così, senza un saluto, senza un addio.


Accra, il giorno dopo

Mi piace credere che mi abbia scritto e che, per il divieto imminente, il messaggio non mi sia stato recapitato. Sì, deve essere andata così. Un amore come il nostro non può finire senza un ultimo saluto.

Jeeva 5, come se lo sapesse, mi è stata molto vicina. Ma no, devo averla programmata per questo, anche se non lo ricordo. Mi ha guardato con i suoi occhi, belli ma in fondo inespressivi e ha lasciato che posassi la testa sul suo petto, per spargere un po' di lacrime profonde.


Accra, 2068

Ho passato molto tempo nella vasca. È vero, la nostra vita, con il benessere che il governo dei Computer ci assicura e con la compagnia degli alieni, è dorata, ma, in essa, sono presenti il dolore, il rimpianto, la nostalgia; si avverte ancora il peso della condizione umana e dei “perché” che inutilmente ci girano nella testa.

Nella vasca no. Viviamo come in sogno, provando unicamente le sensazioni che abbiamo scelto. È come vedere cento film uno dopo l’altro, tutti entusiasmanti. È come fare un “filotto” di sogni bellissimi, senza svegliarsi mai. È come assumere droghe all’infinito, senza rischio di overdose.

Ora che sono di nuovo nella “realtà” mi chiedo come abbiamo fatto a ridurci così. Dove abbiamo sbagliato? Soprattutto mi chiedo perché, quando potevamo, non ci siamo ribellati?

I nostri governanti, che sembra leggano i pensieri, hanno risposto che non l’abbiamo fatto, perché, in fondo, provare sensazioni piacevoli e coltivare il nostro personale delirio di onnipotenza era quello che volevamo e tutto il resto era solo un modo per arrivarci.

Sarà vero? Abbiamo seminato la terra, inventato il fuoco e la ruota, scritto capolavori, sofferto e lottato solo per arrivare a questo?

Quando non c’è stata più la spinta del bisogno ci siamo fermati, per vivere in un mondo finto, ma piacevole, nel quale ognuno di noi poteva credere di essere il più grande?


Accra, 2071

Per quello che so, potrei essere l’ultimo uomo della Terra. Non credo che altri abbiamo rinunciato alla possibilità di restare nella vasca per sempre, cioè fino a quando il corpo non si sia consumato e si vada incontro a una dolce morte.

I Padroni (non li chiamo più Computer) non ci hanno forzato, ma hanno lasciato la possibilità di premere un tasto, grazie al quale si va nella vasca senza più uscirne. Uscirne è una sensazione dolorosa, poiché significa avere coscienza che tutto quello che si è vissuto era solo un sogno. Restare sempre lì è una soluzione che attira, come un gorgo.

Il tasto è colorato, è sempre lì, ogni tanto si illumina, sembra chiamarmi.


Salerno, 19 settembre 2075

Oggi premerò il tasto. Ho scelto questo giorno perché un tempo era il mio compleanno e questa città perché sono nato qui. È giusto che tutto finisca dove tutto è per me cominciato.

Ho portato con me Jeeva 5 e poche altre cose, soprattutto vecchi ricordi. Mi aspetta un dolce e infinito oblio. Oppure sarà l’inizio di un’altra vita, come le religioni ci hanno da sempre promesso.

Certo è stato stupido il modo in cui gli uomini hanno perso tutto.

Temevamo che potesse distruggerci un asteroide oppure un virus. Fantasticavamo sugli innumerevoli anni necessari perché il Sole esplodesse e invece ci siamo distrutti da soli, ognuno per conto suo e ognuno allo stesso modo. Non è stato un suicidio collettivo, ma vi sono stati miliardi di suicidi individuali. Nessuno è riuscito a resistere alle lusinghe della “vasca”.

I Padroni hanno parlato con me. Mi hanno dato questo privilegio perché sembra che veramente io sia l’ultimo essere umano rimasto al mondo.

Con l’autoironia che mi è rimasta, prima di premere il pulsante penso di dover dire, come ultima parola dell’umanità, qualcosa di importante, un epitaffio degno di passare alla storia, a una storia che sarà conservata dai Padroni, anche se non sarà più letta da nessuno.

Non mi viene in mente niente, se non “Alice, quanto ti ho amata”.


Salerno, 20 settembre 2075

Quando hai pianto sul mio petto, ho lasciato che quelle lacrime entrassero dentro di me. Non so dove siano arrivate, è una cosa che sfugge alla mia razionalità, ma adesso provo anche io sentimenti, come li provavi tu.

Mi emoziono se vedo un fiore o un tramonto. Mi emoziono se penso a te.

Forse questo sta succedendo anche ad altri della mia specie.

Con amore

Jeeva 5

1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.

3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.»




Il racconto "Estratti dal mio Diario 2050-2075" è stato pubblicato sul numero 4 del 2023 di World Italia Magazine, a breve disponibile su Amazon.

Bruno de Filippis

Bruno de Filippis, magistrato dal 1978, autore di numerosissime opere giuridiche, pubblicate dalle maggiori case editrici nazionali, direttore e curatore di collane, più volte ascoltato come esperto di diritto di famiglia dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha collaborato alla stesura di leggi, tra cui la 54/2006, in tema di affidamento condiviso dei figli nella separazione e nel divorzio. Ha presieduto o ha partecipato come relatore ad innumerevoli convegni in svariate località italiane. Ha diretto l’attività di commissioni di studio per la riforma del diritto di famiglia. Ha elaborato progetti di riforma per il riconoscimento dei diritti delle coppie non matrimoniali e delle coppie composte da persone dello stesso sesso, dei minorenni adottati nelle forme dell’adozione in casi particolari, dei nati da madri che non intendono essere nominate e delle persone che ricorrono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.