ENTRA NEL MONDO DI CHERONEA

La trilogia di Bruno de Filippis

MILLE CINQUECENTO SETTANTUNO


Dove stiamo andando?


Non è l’amore a muovere il mondo e neppure il denaro.

La nostra volontà è la forza che porta avanti l’universo e il suo combustibile sono le motivazioni.



Per apprezzare in pieno “Millecinquecentosettantuno”, si consiglia la preliminare lettura di Cheronea, Anchorage e Toba, in quanto ciascuno dei predetti volumi inizia dove termina il precedente.


1.

- Prendiamo due ragazzi innamorati. Il loro amore, in quel momento, è tutto. È il passato, il presente e il futuro. L’universo intero è racchiuso in uno dei loro baci. Bisognerebbe avvertirli che non sarà così per sempre. Bisognerebbe mettere nei luoghi più romantici e suggestivi cartelli che invitano alla prudenza. Qualcuno dovrebbe dire loro che possono disporre dell’attimo presente, ma non del futuro e che, se lo fanno, prendono impegni per persone del tutto diverse da quello che essi sono in quel momento. Prendono impegni che altri, letteralmente altri, con corpi, situazioni e sentimenti diversi, dovranno mantenere.

In passato la società, i detentori del potere religioso e politico, invece di avvertire gli innamorati, hanno puntato sulla loro particolare condizione per far sì che le promesse di eterno amore e fedeltà non solo venissero pronunciate, ma venissero immediatamente ratificate e blindate con intervento di preti, sindaci e popolo plaudente. Il messaggio lanciato è stato: “Se non fate quelle promesse il vostro non è vero amore” (Quale innamorato vorrebbe ciò? Tutti si sono precipitati a pronunciarle, anche coloro che avevano sentimenti incerti o volevano solo convincere o conquistare il partner) e “Le promesse sono sacre, chi non le mantiene è un traditore”. Ma traditore è il poveretto che ha firmato tutta la modulistica dell’amore senza leggerla e capire cosa implicasse e che poi si trova a non poterla rispettare o chi, sapendo che ciò sarebbe successo, lo ha indotto a firmare? Certo, catturare l’attimo degli innamorati per chiuderli in esso tutta la vita è stato in passato utile, per assicurare stabilità sociale e certezza della paternità, ma è stato comunque un imbroglio e il fine non sempre giustifica i mezzi o comunque non li giustifica in un’epoca diversa, quando la cultura è cambiata, i bastardi non sono più una minaccia sociale e le indagini genetiche possono dare assoluta certezza della paternità. -

Mi fermai un attimo, stupito che mi avessero fatto fare questo lungo discorso senza interrompermi. Eravamo a metà di una splendida cena, un momento di relax in cui Carla e io ci trovavamo con Titti e Mark, i nostri giovani amici. Titti non aveva più i capelli rossi. Il colore biondo che si era data e che non le stava particolarmente bene voleva rappresentare un taglio netto con il passato, era un messaggio lanciato a tutti noi per dire che la Titti di prima era sparita e lei era una persona diversa. Probabilmente il fatto che Mark si fosse tagliato il famoso ciuffo ribelle che lo caratterizzava aveva lo stesso significato. Erano dunque Titti e Mark, ma non erano più Titti e Mark. Dopo averci raccontato della nuova casa che stavano arredando, il discorso era finito sul mitico Teseo (quando si chiacchiera, le associazioni di idee e i voli pindarici non sono proibiti), l’eroe che aveva abbandonato Arianna a Nasso, che Titti aveva definito traditore. Io avevo contestato, con uno dei miei soliti discorsi, che partono da lontano e solo raramente arrivano a destinazione e adesso toccava a lei replicare.

Titti: - I due ragazzi ingenui strumentalizzati dalla Chiesa e da Napoleone (era lui che voleva una forte famiglia come base di un forte Stato) non c’entrano nulla. Teseo è un traditore perché, dopo che Arianna gli ha salvato la vita e dopo averla illusa, la abbandona senza una parola di spiegazione. È un traditore e anche uno .. – concluse adoperando un termine per lei inconsueto, che indicava una forte partecipazione emotiva. Pensai alla storia che lei aveva avuto con Davin e che certamente condizionava il suo giudizio.

Cercai di dire che l’amore dura biologicamente circa tre anni, il tempo di mettere al mondo almeno un figlio e che dopo subentrano altri amori, per consentire alla specie di rinnovarsi e continuare, ma questa volta fui interrotto e mi accorsi di essere assolutamente in minoranza. Carla e Mark erano d’accordo nel dire che il vero amore è per sempre e che chi è veramente innamorato lo sa, con la conseguenza che le sue promesse non sono estorte o indotte, ma sincere e devono essere mantenute, altrimenti è un traditore.

Provai ancora a difendere Teseo, dicendo che non mi risultava avesse fatto grandi promesse ad Arianna, ma mi fu risposto che portare via con sé la figlia del re, facendola rinunciare alla condizione di principessa, fare l’amore con lei e concepire un figlio non era certo meno di una promessa. Cosa avrebbe potuto fare di più per illuderla e ingannarla?

Come “avvocato” di Teseo mi comportai poco professionalmente, abbandonandolo al suo destino di condanna, che vedevo già scritta negli occhi dei tre giurati, e mi preoccupai di salvare me stesso. Ciò che pensavano Titti e Mark aveva un’importanza relativa, ma il fatto che Carla si fosse schierata così apertamente mi faceva temere di aver fatto un autogol.

Carla è una donna intelligente e certamente aveva compreso che, da quando ero tornato dalla mia avventura a Toba, stavo vivendo un intenso travaglio sentimentale. Sulle prime poteva aver pensato che fossi rimasto scosso per la storia che lei aveva avuto mentre ero via e aveva raddoppiato l’affettuosità per togliermi ogni dubbio sul suo amore, ma poi doveva aver capito che c’era altro nei miei pensieri. Interpretai il suo giudizio su Teseo come rivolto a me stesso. Stava dicendo che se pensavo a un’altra ero un traditore del nostro amore, dei nostri ricordi e di tutte le nostre promesse.

Quando ero tornato, mi ero rituffato con convinzione nel rapporto con Carla, trovando intollerabile l’idea che un grande amore potesse finire, potesse diventare solo un ricordo o, peggio, essere sostituito da odio e ritorsioni. Tuttavia, giorno dopo giorno, Carla era divenuta più piccola e Jenny era cresciuta nel mio cuore.

Per quanto un amore possa essere grande, il fuoco travolgente dell’innamoramento, che tutto devasta e le cui fiamme possono raggiungere il cielo è destinato, nella migliore delle ipotesi, a trasformarsi nella fiamma quieta e calda di un camino (che poi, se non si sta attenti e non si alimenta di continuo, muore). Così era successo anche a me, ma tutto era andato bene finché non era apparsa Jenny. Il fuoco del camino era delizioso e, a differenza della fiamma dell’innamoramento, riscaldava senza bruciare, ma ora, cosa poteva fare un caminetto domestico di fronte a un nuovo travolgente incendio?

Ero tormentato dal dilemma Carla - Jenny e dai sensi di colpa che ciò comportava. I sensi di colpa accompagnavano regolarmente ogni mio pensiero rivolto a Jenny, come la zizzania accompagna il grano nella parabola evangelica. Jenny, con il suo caschetto di capelli biondi e l’espressione da eterna adolescente. Vedo, chiaro e netto, il suo volto dovunque io guardi, sul muro che ho di fronte o sul dessert. Dolce Jenny, ti sei sacrificata per me e per la salvezza di gente che neppure conoscevi. Forse ora sei un angelo e sei qui vicino. Non so quante volte ho immaginato che tu sia riemersa in un posto di mare, dove la gente sapesse cosa fare in caso di annegamento. Mi sono prefigurato la scena: sei splendidamente abbandonata e incosciente, distesa sulla sabbia, mentre una persona competente, una donna, un medico donna (nella mia immaginazione non c’è l’opzione di un uomo che la tocchi o peggio le faccia la respirazione bocca a bocca), che professionalmente ti rianima. Ti riprendi, espelli graziosamente un po' d’acqua e guardi intorno per cercarmi, prima di ricordare che non posso essere lì. Jenny, amore mio, spero che tu sia felice. So però che non smetterai mai di aspettarmi, convinta che ti avrei cercato, a dispetto delle barriere del tempo e dello spazio. L’idea che io possa deluderti è insopportabile.

Carla, la mia brunetta dalla doppia vita: da un lato scienziata seria e rigorosa e dall’altro donna appassionata e sincera, cui mi legano infiniti ricordi e altrettanto infinite promesse d’amore. Carla, che ancora mi guarda negli occhi come i primi tempi e il cui sguardo è limpido e sincero.

C’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui funzionano le cose oppure solo nel modo in cui funziono io? Se, sincero e convinto, ho giurato eterno amore a Carla, perché poi la natura, il Dna, l’immaginazione, il destino o chiunque sia nella cabina di comando consente che mi innamori di Jenny?

Non è giusto mettermi in questa situazione, nella quale una parte di me tira violentemente da un lato e un’altra dal lato opposto. È un supplizio come quello descritto dallo storico Livio, con il quale il condannato veniva legato con un braccio e una gamba a due diversi carri, trainati ognuno da quattro cavalli, che venivano incitati a lanciarsi in direzioni opposte.

Vorrei essere capace di assaporare le sensazioni senza chiedere il perché, capace di vivere senza “vedermi vivere”, senza salire uno o due metri sopra di me per guardare, con la lucidità di un estraneo, ciò che mi sta succedendo. In questo modo sarei più vulnerabile e finirei a capofitto nelle trappole della vita, ma tutto sarebbe meno problematico e potrei sempre dare la colpa al destino invece che ai miei errori.

Claudio (quello che vive) immagina di riattraversare con Jenny la splendida fase uno dell’amore ed è convinto che, con lei, la fase due (del caminetto tiepido) e soprattutto la fase tre (della stanchezza o, peggio, della crisi) non arriverebbero mai, ma l’altro Claudio (quello che vede vivere) dice che comunque verranno, perché arrivano sempre, con tutte le incognite, che ogni volta possono essere diverse e peggiori. Il mondo è pieno di innamorati o presunti tali caduti dalla padella nella brace.



Continua la lettura di MIllecinquecentosettantuno

Ed. Lastaria, Roma, 2023

Bruno de Filippis


Bruno de Filippis

Bruno de Filippis, magistrato dal 1978, autore di numerosissime opere giuridiche, pubblicate dalle maggiori case editrici nazionali, direttore e curatore di collane, più volte ascoltato come esperto di diritto di famiglia dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha collaborato alla stesura di leggi, tra cui la 54/2006, in tema di affidamento condiviso dei figli nella separazione e nel divorzio. Ha presieduto o ha partecipato come relatore ad innumerevoli convegni in svariate località italiane. Ha diretto l’attività di commissioni di studio per la riforma del diritto di famiglia. Ha elaborato progetti di riforma per il riconoscimento dei diritti delle coppie non matrimoniali e delle coppie composte da persone dello stesso sesso, dei minorenni adottati nelle forme dell’adozione in casi particolari, dei nati da madri che non intendono essere nominate e delle persone che ricorrono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.